L’altro giorno Enzo Romano mi ha scritto “Mi manca tanto il tempo passato insieme”. Gli ho risposto “Resta eterno quel tempo. Come le perle rubate alle marine. Non farti mai travolgere dal buio. Rinasceremo Amico mio.” E lui, con il candore che lo ha sempre contraddistinto, alla fine, mi ha risposto: “Ci provo ma è sempre più difficile e tornare indietro non è possibile. Mi manca la tua meravigliosa ‘follia’ che mi contagiava e colorava la mia maledetta razionalità“.
Classe 1946, Vincenzo Romano, che tutti chiamano Enzo, è l’amico che tutti dovrebbero avere. La prima volta che lo incontrai eravamo all’inizio degli anni novanta del Novecento. Nonostante figli della stessa terra, i nostri ventidue anni di differenza ci avevano portato in contesti e stagioni diverse fino a quel momento. Poi arrivò quell’autunno che ci mise, per un un accadimento del tutto fortuito, sulla stessa strada. Parlavamo del paese dei nostri natali, lì dove eravamo, con la passione di chi stava lottando per un mondo migliore e trovammo da subito una miriade di affinità elettive, l’amore per la legalità, l’attenzione per la cultura e la bellezza di cui pure siamo circondati. Razionale lui, dotato di una intelligenza vivida e straordinaria. Era già stato capace di entrare in contesti scientifici diversi con grande arguzia e con una curiosità intellettuale da invidiare prima di fermarsi a lavorare presso il CNR (Centro Nazionale delle Ricerche) di via Pietro Castellino a Napoli. Fu lì che aveva dato vita ad un nuovo Centro di videoproduzioni che ci mise sulla stessa strada e ci diede l’occasione di collaborare assieme alla realizzazione di reportage, docufilm, cortometraggi. Io ero ancora studente universitario di filosofia ma il giornalismo lo facevo già dietro una macchina da presa anche con una trasmissione televisiva realizzata per Televomero che chiamai “Contemporanea”.
Enzo Romano entrò da subito negli affetti più cari della mia vita dove tuttora trova posto. Se non fosse che la distanza geografica è cresciuta da quando, ormai già da un po di anni, ha deciso di comprare casa e trasferirsi in quel di Montemiletto, nella splendida Irpinia. La sua storia è un esempio straordinario di impegno umano, sociale, culturale e civile. Laureatosi alla “Federico II”, Enzo non ha mai fatto di un solo ambito scientifico e conoscitivo il suo unico sapere, la sua unica curiosità intellettuale. Dalla biologia alla chimica, dalla sociologia alla storia, dalle dissertazioni sull’esistenza di Dio o sulla sua negazione, abbiamo sostenuto mille e più confronti con lo stesso rispetto del primo giorno: quello che si deve tra persone che si stimano e si vogliono bene sopra ogni cosa. Della sua passione più grande, la militanza politica a sinistra quando la sinistra era di Enrico Berlinguer e delle grandi idealità, ho conosciuto poco dacché avevo ancora i calzoni troppo corti. Eppure, la sua tensione etica traspare oggi intatta in tutte le cose che realizza nei giorni della sua meritata pensione che si sta godendo nella verde Irpinia.
Enzo racconta le barzellette che potresti sentirle per ore ed ammirare la sua verve, la capacità di entrare nei personaggi che narra come pochi altri. E vive distante, oggi ancora più di ieri, dall’idea che le pratiche umane debbano portare un vantaggio solo a chi le pratica. Dentro il caleidoscopio di questi anni potrei raccontare i mille aneddoti della nostra preziosa e bella amicizia. Perché un amico è caro tutte le volte che la vita ti mette alla prova e mette alla prova quell’amicizia. Non abbiamo avuto mai bisogno di riparare incomprensioni come può accadere anche nei legami più intensi. Con il rito del sabato mattina, quando lui viveva nella nostra città natale e lo ero anch’io, abbiamo vissuto stagioni e anni diversi fatti di speranze e di entusiasmi, di progetti e di curiosità, impastati nelle difficoltà che la vita portava a lui o a me. Enzo ha conosciuto, già in quegli anni, e più di tutti la mia proverbiale follia. Sovente costretto a subirla quando si è ritrovato a darmi una mano nel corso dei miei innumerevoli spostamenti di mobili, scrivanie, sedie e libri dentro gli spazi dei posti in cui sono stato, ho abitato, vissuto o studiato. Enzo è acume, la delicatezza di guardare il mondo, di soffrire come fosse casa propria per l’immondizia che si può vedere per strada lasciata nel posto in cui sei nato. Enzo era ed è capace di guardare solo i suoi difetti e di elogiare ad ogni passo le qualità dell’amico che trova. Enzo è anche ora nell’età della sua età più canuta come nei decenni passati, l’entusiasmo della sua intelligenza, la capacità di trovarsi in qualsiasi ambiente, città, strada, regione e di sapersi adattare nel giro di pochi giorni, di saper interagire con la gente del luogo per creare con loro mirabili e durature amicizie. Già. Perché l’amicizia, come lui ben sa e come vive, resta pur sempre il legame più bello del mondo. Nasce spontaneo tra persone che sanno rispettarsi e vive per sempre anche quando subentrano distanze. Enzo è quell’amico che tutti dovrebbero avere e questo è l’elogio che non potevo non fare nello spazio del mio portale che ho dedico agli amici. Esso è come il migliore degli auguri, all’inizio di questo nuovo anno che ha due segni uguali in quel 2020, affinché il mio caro e stimato Enzo Romano abbia lunga vita e non senta più la nostalgia del tempo andato che non può più tornare. Ma possa sentire molto di più l’ardore di questo tempo così nuovo ed imprevedibile nonostante i ricordi, le stagioni andate, il grande valore di un’amicizia che vive e vivrà per sempre.