25 aprile 2020, questa strana ed insolita liberazione

Il 2020 sarà dato alla storia come l’anno delle cose inconsuete. Quello delle festività vissute come mai prima. Delle ricorrenze civili e religiose costrette a reinventarsi, a viversi in altro modo. In un video realizzato da Cospe e dall’Associazione Carta di Roma, per la regia del collega giornalista Valerio Cataldi e con le musiche di Alaa Arsheed e Isaac De Martin c’è tutto il senso di questo 25 aprile 2020.

Un video che, con un testo che si ispira a “Bella Ciao”, dà voce e volto agli immigrati di prima o seconda generazione che in questi giorni di emergenza continuano a lavorare in prima linea e in situazioni a rischio, negli ospedali, nei supermercati, nei campi, nelle Rsa, nelle consegne a domicilio… Sono Henry, Lela, Ajay, Marwa, Andi, Luisa, Yvan, Yiftalem, Mercy e Ana Lou e hanno origini peruviane, indiane, cinesi, etiopi etc…”. Sono tutti immigrati regolari ormai italiani, con noi uniti dallo stesso destino.

“Non sono io” è un piccolo omaggio a loro e un inno alla libertà dai pregiudizi, alla libertà dalle discriminazioni e un inno al futuro della nostra comunità tutta che, per essere davvero libera, deve riuscire a includere tutti e tutte.

Quest’anno non riusciremo ad essere in piazza per la festa della Liberazione – dice Anna Meli di COSPEquest’anno l’invasore ha le sembianze inconsistenti di un virus. Quest’anno ci è particolarmente chiaro che siamo tutti vulnerabili e tutti parte della stessa comunità. E che solo insieme riusciremo a superare questo periodo buio. Per questo abbiamo pensato a celebrare questa ricorrenza ricordando che tra coloro che chiamiamo oggi “eroi“, i lavoratori e le lavoratrici in prima linea, sono stati definiti “invasori” fino a non poco tempo fa. Ci auguriamo che almeno questa retorica sia spazzata via da questa emergenza che ci ha colpito.”

Il paradosso è – aggiunge Valerio Cataldi, presidente dell’ Associazione Carta di Romache ci siamo accorti davvero del bisogno che abbiamo degli “stranieri”, solo quando la minaccia di una malattia sconosciuta ci ha terrorizzati, ci ha costretti a chiuderci in casa, ci ha tolto il lavoro, ha reso insicure le nostre strade. Queste voci sono una rivendicazione di esistenza di persone ignorate fino a ieri, in gran parte sfruttate ancora oggi. È proprio vero che questa crisi sta cambiando la prospettiva e che dobbiamo imparare ad essere liberi. Il 25 aprile è il giorno giusto per iniziare. Bella ciao l’inno perfetto“.

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