Cara Chirico sei moralmente non classificabile. E ti dico perché…

Cara Chirico, confesso che prima di ieri sera non sapevo chi tu fossi. Sicché vien subito da pensare che il tuo vero momento di celebrità lo hai avuto ieri sera da Massimo Gilletti. Sei riuscita a sdoganarti anche tra coloro che non stanno incollati alla televisione spazzatura e al gossip più alto e vario. Stamane, mio malgrado, in mezzo a mille questioni ben più serie e dolenti che molti italiani stanno vivendo e dei quali, per quel che posso, ne sto seguendo e raccontando le sorti, non potevo non andare a caccia di notizie che mi parlassero di te fino a stamane perfettamente sconosciuta per me e per molti con cui ho avuto un qualche primo confronto sull’ennesima stupidità sparata contro il sud e contro i meridionali. Ti dirò che prima ancora di riportare le stupidità che hai liberamente elargito ieri sera contro i meridionali usando termini come “morale” e “moralmente” di cui non conosci nulla, non posso fare a meno di riportare qui le cose che la rete, a primo naso, racconta di te. Il blog di D’Agostino ci va giù forte e riporta alcune tue affermazioni fatte a “Belve”. Che non hai nessun limite. Che sei spregiudicata. Che per avere un’esclusiva hai anche sedotto un uomo. Che se vuoi uno scoop o vuoi arrivare a una persona perché è fonte di notizie o contatti, sei una che si dà. Che avevi venticinque anni quando sei stata con Chicco Testa (già uomo politico di spicco e vertice di alcune aziende nazionali) ed eri già stata, prima dei venticinque anni, con un uomo di 76 anni. Così, conoscendo lo spirito scandalistico di “Dagospia” ho voluto non credere e sono andato oltre. Non mi piace il sessismo e nemmeno giudicare una donna dalle volte in cui si dà o per cosa si dà. Così ho voluto dare uno sguardo a ciò che hai fatto da quando sei andata via dalla Puglia che ormai nemmeno più conosci davvero a giudicare da ciò che hai detto ieri sera sul meridione.

Ho letto, per esempio, che il tuo nome “ha a che fare con il mondo del giornalismo e della televisione” Che sei una giornalista e che dopo la laurea in Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli di Roma, un Erasmus a Bruxelles, un master in European Studies e un percorso di dottorato in Political Theory (presso la medesima università) decidevi di dedicarti alla carriera giornalistica e, contemporaneamente, anche all’attivismo politico, motivo per cui fai parte di un’associazione intitolata “Fino a prova contraria”. Tra le varie tue attività, sei stata anche autrice di alcuni libri a tema politico. Il titolo del primo è emblematico: “Siamo tutti puttane”. E poi “Contro la dittatura del politicamente corretto, Fino a prova contraria: Tra gogna e impunità, l’Italia della giustizia sommaria, Confessioni di un anticonformista: Storia della mia vita e Parole per Cesare: con l’ultima intervista inedita di Stefano Lorenzetto.

Non oso pensare cosa si può fare con il binomio giornalismo/politica da te portato avanti. E nemmeno con quello, più ardito, che lega il giornalismo alla spregiudicatezza. Ne conosco tante di colleghe spregiudicate o che, come te, hanno curricula roboanti costruiti a tavolino e con i legami che contano e che fanno contare. Siete così rampanti eppure così invisibili agli occhi di un concetto sensato che valga più di una stagione o di una trasmissione televisiva. E non ti dico questo solo per le stupidità che hai raccontato ieri sera ma anche per ciò che trovo di te in rete di cui in parte ho riportato.

Come la bellezza, le cose che diciamo, se sappiamo davvero argomentarle, dovrebbero aprire mondi inediti, scenari arguti, orizzonti sensati invece che la fiera delle banalità di cui anche tu fai parte e non certo perché hai l’estetica gradevole o perché ti fai “infilare” in trasmissioni televisive che fanno parlare di te. Una persona davvero bella non la vedi mai da ciò che appare a naso. Al contrario. La sua bellezza la senti dapprima da ciò che dice e poi, avendola ascoltata, hai fretta di guardarla in faccia. Di sentire altre sue cose. Delle persone belle ti accorgi dai concetti che portano avanti. Così come accade quando devi capire cosa hanno fatto per arrivare lì dove tu le incontri. Decine di curricula roboanti alla prova dei fatti fanno una misera figura. Come tu l’hai fatta ieri sera e non solo perché non conoscendo nulla della categoria filosofica su cui si poggia il concetto di “morale” hai sparato raffiche di banalità tentando, ad ogni interruzione dei presenti, di spiegare ulteriormente ciò che era ancora più indecente sentirti dire. Parimenti ignori la storia del sud e l’alto senso civico che viene unicamente dalla morale di tanti meridionali che sono arrivati alla morte per far valere un’idea concreta di giustizia, di onestà, di serietà della vita. Tu ignori la laboriosità di tanti meridionali (pugliesi, campani, calabresi, siciliani) che sono costretti a sacrifici immani per onorare la vita, sostentare le loro famiglie. Ignori la cultura dei tanti giovani che sanno molto più di te e, per spiegare il senso della morale o la differenza che connota, fa convergere o divergere, l’economia e la morale, sono pronti a farti capire il concetto con mille esempi che traggono dalla storia d’Italia, dalla vita vissuta, dalla filosofia, dai libri che hanno letto, dalle idee, le teorie, le prassi e le semantiche di uomini e cose. Dagli studi dei flussi migratori che hanno portato il dialetto dei meridionali ovunque nel mondo per fare la propria parte migliorando, ogni volta, quei luoghi dove sono andati a vivere e a lavorare.

Cara Chirico, tu non conosci Tommaso che si sveglia alle cinque del mattino e da Gravina di Puglia si fa accompagnate alla stazione più vicina per recarsi a Pescara dove ha il suo lavoro. Non conosci Ida che alle 6 del mattino è già alla stazione di Napoli per andare a Roma tutti i giorni a lavorare in una scuola non potendo avere una casa anche lì vicino alla scuola. E non conosci Antonino che da Palermo salpa verso Malta ogni sera alle 8 e trascorre lì la notte a lavorare in un’azienda di trasformazione dove ha trovato lavoro. Non conosci Giuseppe, calabrese fiero, che di lunedì parte per Milano con il suo tir per fare viaggi di lavoro lunghissimi. Sono solo alcune storie con i loro nomi in mezzo ad altre centinaia e migliaia di altre storie da un meridione che oggi conosce la stessa gavetta che hanno conosciuto i nostri padri. Una gavetta, la loro, la mia e quella di tanti altri tra quelli che abbiamo segnato sulla laurea “110 e lode”, che da noi spesso dura tutta la vita e della quale tu non sai nulla dacché, cara Chirico, tu del meridione, della gavetta e del rispetto che essa impone di dare altri non hai nulla nonostante ieri sera ti sia legata astutamente ai luoghi dei tuoi natali pugliesi per far entrare nel luogo comune un concetto becero che condividi con i peggiori e con il tuo direttore di giornale a cui si giustifica, nel suo caso, solo la falla della senilità.

Nel contempo, hai fatto persino peggio e di più se c’è un peggio e un di più a ciò che ha già detto Feltri a Giordano in una tv che ormai, con voi, è solo spazzatura, scontro stupido, generalizzazione, l’amplificazione di banali luoghi comuni. Non sarò io certamente impietoso ad amplificare qualche tua idiozia di ieri sera, cara Chirico, quando hai detto, per esempio, che “un popolo che è economicamente più debole e più lento alla lunga rischia di essere anche moralmente inferiore. E mi spiego…”. Ma non potevi spiegare nulla. Nessuno ha mai potuto spiegare la stupidità . Più semplicemente, volessi io “moralmente” classificarti alla stregua di ciò negli anni della mia università con un mio Maestro, tale Aldo Masullo, andato via solo pochi giorni fa, diceva della morale e dell’etica, direi che, per prudenza e rispetto verso ciò che “maestra filosofia” e un giornalismo autorevole, equilibrato fatto di contenuti e prudenza che tu non hai avuto ieri sera, direi che sei “moralmente” non classificabile. Davanti a certe cose è più saggio e prudente non classificare. Ovviamente per completezza riporto il tuo intervento di ieri sera auspicando, come feci con Galli, un altro campione simile a te, che risentendoti tu possa imparare qualcosa almeno da te stessa. Chi non impara dagli altri potrebbe almeno imparare da se stesso.

Un cordiale saluto e semmai dovessi essere in difficoltà quando ti trovi in qualche posto del meridione avvisami. Se, invece, peggio, ti troverò a condurre qualche trasmissione televisiva in futuro non ci sono dubbi: cambierò canale. Nel frattempo, buon prosieguo.

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