Mi ricordo le luci. Soprattutto le luci. Il Natale dei bambini (come tutti noi lo siamo stati) rimane nella mente anche da grandi – qualsiasi età si raggiunga – per il colore delle luci policrome che portava con sé. Ognuno ha qualcosa per ricordare il Natale che ci è rimasto in mente. Un colore, il profumo di un cibo, l’espressione di qualcuno che ci portava per mano. No. Non sono “auguri” di nostalgia o il ricordo di una festa individuale e collettiva destinata per tutti a diventata vintage e a rimanere nel cuore per sempre assumendo, di anno in anno, un profilo diverso.
Quest’anno sono in buona compagnia. Nessuno di noi, nessuno di voi, ha mai vissuto un Natale così strano e così diverso. Questo è il Natale del distanziamento e delle mascherine, della paura e della pandemia che sta consegnando alla storia un anno “unico” nella storia del mondo moderno che è anche l’anno della speranza: quella di lasciarci alle spalle tutto il buio che ha portato con sé, le fobie, le nevrosi, le morti, le malattie e tutte le strane abitudini a cui siamo stati relegati. Noi che dello stare assieme abbiamo bisogno molto di più che dello stare da soli.
Io ti auguro di lasciarti(ci) alle spalle ed in fretta questo brutto senso d’impotenza che ci ha pervaso, la paura che un abbraccio, un bacio possa essere pericoloso ed un sorriso vada nascosto da una mascherina che ci protegge dal contagio. Ti auguro di ritrovare un lavoro se lo hai perso o di ricostruire quello che avevi. Ti auguro l’ottimismo di guardare al futuro con tanta più passione e la libertà di fare progetti che vanno realizzati assieme agli altri. Io ti auguro di aver appreso da questo tempo, anno duemilaventi, ciò che quest’anno, per quanto infausto, ci ha insegnato. Ti auguro di onorare la memoria, appena possibile, di chi non c’è più perché colpito dal Covid indipendentemente se era un congiunto, un genitore, un amico o uno sconosciuto. E auguro che viva, in mezzo ai tuoi pensieri, quel senso forte di gratitudine, comunque sia, dacché se sei arrivato qui fino ad oggi così come sei è stata comunque una fortuna. Ti auguro letizia e prosperità affinché esse siano compagne di questo Natale e dell’anno nuovo che verrà. Un nuovo valore alle cose semplici che avevi dato sempre per scontate: quelle che fanno lieta la vita e danno ad essa tutti i colori che essa ha. Io ti auguro di trovare il tempo di un abbraccio appena possibile. Il tempo gusto per abbracciare tutti coloro che avresti voluto abbracciare in questi mesi e che ti è stato impedito di farlo. Di quegli abbracci sinceri, veri, disinteressati. Ti auguro che i tuoi occhi possano vedere colmarsi tutta la distanza che ci ha tenuti lontano ed altrove e sentire questo come una vera conquista. Siamo legati tutti da un filo sottile (genetico, sociale, storico, economico, sociale, geografico, umano e culturale) che nemmeno vediamo ma che regge per intero e da sempre il nostro stare al mondo. Chiamalo destino o forse amore, chiamala amicizia o forse contiguità, chiamala sorte oppure comunità, chiamalo pianeta oppure paese. E chiamalo Natale, quello che fa nascere un Dio in mezzo alla vicenda degli uomini. Anche qui. Anche ora.
Con i miei più cari auguri,
francesco de rosa