Poi, alla fine, siamo tutti di passaggio. Andiamo verso lo stesso mistero da cui nascemmo

Schiena dritta. Passo deciso. Nessuna incertezza. Non c’è tempo per fermarsi e nemmeno il tempo che serviva a cullarci. Ci cullavano da bimbi e ci piaceva. Ma è stato breve e fugace. Passò il futuro e non ce ne accorgemmo. E d’un tratto diventammo grandi d’anni e di pensieri senza nemmeno sapere. Grandi anche di pesi e d’affanni persuasi, a buon diritto, che invecchiare resta pur sempre una grande fortuna se penso a coloro che ho incontrato, ho amato, ne ho condiviso i sogni ed i sorrisi e che non poterono invecchiare. Andati via verso lo stesso mistero da cui nacquero loro e nascemmo noi. Inizia e finisce per tutti allo stesso modo. La condizione degli umani è mortale ma in questo passaggio, che sembra infinito pur se è un lampo che illumina l’eternità del mondo o forse nemmeno, non sempre ciò che ci conquista porta giovamento o ci fa fare i passi giusti.

“Noi non siamo mai morti e non siamo mai nati” mi ha detto il poeta che cantava canzoni. Noi siamo equilibri fragili ed instabili dentro le dinamiche del mondo e della storia. Legati d’un filo tutti assieme eppure ciascuno per sé come fossimo miliardi di isole in mezzo allo stesso mare di terre e di acque. Siamo di passaggio e andiamo verso lo stesso mistero da cui nascemmo e forse è saggio non sapere nulla di ciò che vale per sempre. Dacché dell’amore meniamo vanto anche quando non ne conosciamo nemmeno il profilo minimo che regge il mondo e resse noi. Nemmeno il motivo per cui venimmo al mondo ci è chiaro tanto non ne fu necessità quello ciò che lo mosse. La vanità ci persuade e si allea con i peggiori nemici: con l’egoismo, l’arroganza, la prevaricazione, l’inaffidabilità, la necessità di darci tutte le spinte all’autostima di cui necessitiamo, gli effetti devastanti dell’homo homini lupus. Noi non siamo nulla ma è in quel nulla che passa tutto. Estremi contrapposti tra cose diverse che ci sovrastano, ci muovono, ci inquietano. Sono trame contrapposte di vita e di morte, d’amore e di odio che fanno nascere i bimbi o che, al contrario, fanno sorgere le peggiori guerre tra noi e i nostri simili miste ad odi e livori. Se in un solo istante potessimo raccogliere tutto l’anelito di vita e di giustizia che si toglie, ogni giorno, a tanti esseri viventi il nostro turbamento sarebbe tale da impazzire.

Voglio pensare che tutto volga al chiarore malgrado noi, il cupo grigiore, il fitto mistero, l’età caduca e la stagione degli affanni. Che questa sarabanda arrivi a darci un senso. Che chi non c’è più da poco o molto tempo riviva per sempre in mezzo al cielo del futuro. Che chi lotta contro le pene della vita, le ferite o i mali del corpo malato possa trovare un vero giovamento, qualcosa di inspiegabile e di meraviglioso. Che tutti coloro ai quali è toccato e tocca un destino infame, la povertà, il disagio, la sofferenza fisica e mentale possano trovare un riscatto. In fondo l’intero Universo anela verso un riscatto. Tutto aspetta un compimento e l’idea che questo compimento possa essere un riscatto mi allieta il cuore. Voglio vedere nuovi cieli e nuovi orizzonti. Che la marmotta non sia fagocitata dal serpente. Che si possa dire solo quello che davvero si fa’ e non barattare il proprio interesse personale con l’inganno minando la verità e la giustizia, l’amore e l’amicizia. Voglio vedere che tutti i miei simili possano ritrovarsi dalla stessa parte sentendosi uguali nei diritti, negli averi, nelle possibilità, nelle tutele, nella voglia di andare fino in fondo alla vita per farne qualcosa di bello per tutti. Voglio sperare che un giorno assai vicino nessuno abbia più da contestare qualcosa ad altri. Forse è il traguardo e quella meta che è fatta dello stesso mistero da cui venimmo al mondo. O forse non lo so. Ma l’idea di pensarci ora m’illumina il cuore e tutte le notti quando, da solo, in mezzo al silenzio dei luoghi, fronteggio ogni deriva e lo stesso male di vivere. Io sono e sarò sempre un uomo di speranza che sogna di trovare le luce anche lì dove è buio fitto.

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