A dispetto di ciò che Crosetto, il ministro della (in)giustizia di Meloni, va predicando quando dice che la corruzione è percepita in misura maggiore rispetto al livello reale di diffusione, gli italiani sono e restano un popolo pervaso dalla logica dell’interesse personale, quello familistico e di parte, quello di lobby e di cordate. Un popolo facile a corrompere e a farsi corrompere, abilissimo quando occorre spacciare la pratica della raccomandazione in qualche cosa d’altro come fosse un nobile servizio per il paese. Qui non si trova un solo corrotto e tangentista che dica “io sono un corrotto e ho preso tangenti“. A sentirli sono tutti illibati ed innocenti, tutte vittime, tutti bravi ad insegnare il senso di giustizia e l’etica in politica e nella società. Tutti che hanno meritato ciò che si sentono di essere e anche il lavoro, il compenso, il ruolo che hanno. Di fatto, l’Italia è il posto dove dove il merito è perfettamente sconosciuto, dove i concorsi sono truccati e gli incarichi (nella sanità, nella scuola, nella televisione e in ogni altro ente pubblico) si danno per protezione, affiliazione e appartenenza politica. Vi rammento qualche particolare. Non me ne vogliate.
Io quelli che dicono il falso li ho tutti davanti. Quelli che parlano di legalità, giustizia, meritocrazia li sento ancora parlare molto. Sono i peggiori. Sono quelli che hanno approfittato in mille modi della più diffusa e amata pratica degli italiani: la raccomandazione o, più eufemisticamente, la sponsorizzazione di qualcuno per un incarico di lavoro. E non che sia pratica esclusiva degli italiani. Ma in Italia tutto si dimentica e tutto si perdona. Così accade che i peggiori sono e restano in politica: a destra, a sinistra, al centro. Perché sanno bene che è lì che passano le decisioni. Che le cose si sanno prima. Che chi vuole sistemare se stesso, la propria impresa, il figlio, la figlia basta entrare in quell’area immensa dove la politica si fa per mestiere e aggrega, protegge, fidelizza, promette incarichi, dona prestigio, centralità. La storia è lunghissima ed è quella di tutti i processi, gli arresti, i filoni d’indagine, i capitoli fitti della corruzione italiana. Per parlare solo di quella venuta a galla poiché la maggior parte è passata inosservata. Si è mischiata al reale, al convincimento che “se lo fanno tutti perché non posso farlo anch’io?”. E così se ha rubato la destra perché non farlo anche a sinistra e al centro. Non c’è distinzione che tenga in questo caso. Il “magna/magna” è generale, atavico, antico: è nel DNA del popolo italiano. E non basta nemmeno citare tutti coloro che dopo aver studiato con serietà e profitto e pur avendo mille talenti hanno dovuto andar via dall’Italia per farsi spazio. Chi è restato si è dovuto accontentare di quel che capitava e capita. Le ramificazioni della corruzione che ha mille modi di essere e di praticarsi sono infinite. Agiscono allo stesso modo al nord, al sud e al centro Italia. Si tratta, sì, della vera unità d’Italia che è avvenuta per affinità di corruzione. Non va meglio per le aziende private di ogni genere e settore che devono entrare in legame con la politica e le istituzione e che, volendo avere ogni considerazione e vantaggio sanno che farsi corrompere, promettere ed erogare regalie porta frutto, appalti, incarichi, vantaggi chiari e consistenti. Metti quel primario da sponsorizzare e non dimenticarti di quel direttore dell’ente fiera. Porta quel dirigente scolastico più vicino casa o nell’istituto che ha chiesto perché è stato sempre fedele al partito. Aiuta i compagni e gli amici che poi saranno loro stessi ad aiutarti quando ne avrai bisogno. Così funziona ovunque: un teatro, una scuola, una candidatura, una trasmissione televisiva, un ente sanitario, il direttore nuovo del telegiornale, la nomina di un dirigente che occorre favorire, quei due nuovi posti da dare in biblioteca. Non c’è un solo spazio che sia immune. Poi gli italiani si lamentano degli appalti truccati e delle tangenti ma dimenticano in fretta e troppo in fretta.
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Piaccia o meno, gli italiani sono così e chi si differenzia resta al palo, resta fuori, paga un prezzo enorme. I giovani rampanti, figli protetti di genitori corrotti e corruttori sono la spina dorsale dell’Italia: quella che altera i meriti, che droga la società, che fa proliferare il peggio. Rammento i dettagli di ogni volto tra quei (pochi) coraggiosi che non si sono fatti corrompere, che sono rimasti e sono fuori dalla politica, fedeli fieramente a se stessi e alla missione di costruire, tra mille difficoltà, il proprio percorso di vita e di lavoro. Davanti ai miei occhi è passata la corruzione, l’ho vista nitidamente e l’ho rifiutata in ogni sua forma ma non ne meno vanto. Ho pagato un prezzo altissimo ma l’ho pagato con pieno convincimento avendo già preventivato che poteva andare così.
Mia figlia primogenita segue la stessa strada. Si è laureata con il massimo dei voti con le sue sole forze, ha messo in piedi sogni e competenze. Ma, esattamente come è accadduto a me più di venti anni prima, anche lei sa che il futuro è un’incognita assoluta come lo è il lavoro che farà e la meritocrazia che troverà in giro che in Italia è pura chimera. Potrei fare uno ad uno i nomi di tutti coloro che facendo politica, a destra, a sinistra e al centro hanno avuto enormi vantaggi che loro chiamano meriti. La storia è ricca di eventi e accadimenti ed è una storia lunghissima. E non è mai stato un caso se ad essere votati sono, ieri come oggi, i più corrotti e corruttori. L’ingranaggio è quello e se vuoi entrarci anche tu devi essere consapevole che la corruzione fa parte del sistema. Devi essere abile a capire di cordate, a studiare come puoi fare pacchetti di voti che servono ad ogni competizione elettorale al politico potente che in quel momento è in auge, a quel partito che in quella regione è dominante, al governo del paese, quello più piccolo e più grande che sta a Roma.
Tutti si fidelizzano allo stesso modo quando una società è esattamente lo specchio della propria classe politica e viceversa. Corrotta la prima, corrotta la seconda. Il disincanto è arrivato al capolinea. L’Italia non si indigna. Al contrario, si fa persino prendere in giro dagli influencer nella stagione della informazione spazzatura, negli anni in cui – come intravvedeva anzitempo Umberto Eco – «i social media hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. E venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».
In questo magma indistinto di parole fuorvianti ed approssimative dove i fatti non hanno più nessun contatto con il reale, l’antico vizio degli italiani, quello di corrompere e farsi corrompere porta un danno ancora maggiore a quella minoranza che decide ogni giorno di stare fuori da tutto, di vivere con onestà e rigore, di non cercare protezione, di tutelare l’idea e la pratica della giustizia sociale. Il quadro non è cambiato (e chi mai aveva detto che poteva cambiare?) nell’era della “underdog“, come si è definita con abilità la Meloni, che stava in politica da decenni dei pochi che ha già vissuto, che ha favorito la sorella, il cognato, il nipote però ha parlato pure di meritocrazia. Suvvia! In fondo nessuno è mai stato davvero underdog se abita lo spazio e la pratica della politica che è, per sua stessa natura, il luogo del compromesso, della spartizione, del marketing sociale, della ricerca di consenso e di fidelizzazioni. Non vive di altro la politica in Italia se non di questo, di corruzione e di falsità perché amministra il bene e le risorse di tutti con la mani e la volontà di pochi. E sono le stesse pratiche che ha vissuto e difeso la nomenclatura e i militanti della sinistra vecchia e nuova fatti di cordate, presunzione di innocenza. Al centro peggio che andare di notte. Tutte le pratiche del trasformismo si incontrano là per politici buoni per tutte le stagioni. Sarà che ogni mondo è paese e persino l’America può insegnarci che si possono candidare e vincere prima il padre e poi il figlio, prima il marito e poi la moglie, prima un 80enne e poi un altro. Come dire “perdete ogni speranza o voi che entrate”. Può darsi che gli alieni siano diversi davvero anche in questo.