Conosco Raffaele Nogaro da 40 anni. Da quando arrivò dal suo Friuli, fresco di nomina a vescovo, nella lontanissima (da Udine) Sessa Aurunca. Aveva resistito per ben 4 volte alla nomina a vescovo. La quinta volta non potette rifiutare. Nogaro firmò la prefazione al due dei miei libri più impegnativi tra i quali la biografia su e con Raffaele Cutolo del quale lui fu artefice di una conversione dell’animo. Quarant’anni dopo non avrei mai immaginato di riabbracciarlo, lucido più che mai nonostante i suoi 90 anni, e soprattutto non avrei mai potuto preventivare allora che un giorno del maggio 2024 sarei stato il suo editore e l’autore della prefazione ad un suo libro che è anche il suo testamento spirituale. Il libro è appena uscito e stamane sono andato a portargli con gioia cento copie di un libro che…
Per Raffaele Nogaro, vescovo emerito a Caserta che ha compiuto 90 anni il 31 dicembre 2023, «oggi la chiesa è minoranza sociale». E «per le nuove generazioni, che sono l’espressione più reale e viva della società di oggi, la chiesa sa di vecchio e ormai decadente, gli edifici sacri sono monumenti di un passato che i giovani non hanno interesse di conoscere». «Gli abiti liturgici sono strani, teatrali, inerti, segnaletiche di un passato ormai passato, di origine addirittura faraonica come la mitria». Appena uscito dallo stabilimento tipografici, Liberiamo Gesù è il nuovo (e ribelle) libro di Raffaele Nogaro, una delle voci più libere della Chiesa italiana. La quarta di copertina non lascia alcun dubbio. Di sicuro ciò che è stato definito da lui stesso “un testamento spirituale” è davvero tale per la carica d’utopia che esso ha. Per il sogno che il vescovo emerito di Caserta mette dentro. Per la speranza di vedere e vivere una chiesa senza potere, senza gerarchie e senza finzioni.
Questo libro – si legge in quarta di copertina infatti – è «il testamento spirituale», come lui stesso lo ha definito, di un vescovo che ha fatto di tutta la sua vita un impegno straordinario contro ogni forma di potere e di sopraffazione. Un sogno che Raffaele Nogaro continua a portare avanti affinché le condizioni che interessano miliardi di esseri viventi che sono migranti, poveri, emarginati, disagiati, indifesi ed offesi possano trovare ovunque la stessa testimonianza di Gesù che si fece diacono, cioè servo, dell’umanità. «Liberiamo Gesù» è l’appello estremo di Raffaele Nogaro verso ciascuno e verso quella chiesa che si ostina a tenere Gesù imprigionato in riti, paramenti, gerarchie ed altre forme di potere ed apparenze diventando di fatto «non più una sorgente d’acqua viva che zampilla per la vita eterna» (cf Gv 4,16), ma «soltanto l’emblema solenne della siccità mondiale». «Liberiamo Gesù» è l’appello estremo di Raffaele Nogaro verso ciascuno e verso quella chiesa che si ostina a tenere Gesù imprigionato in riti, paramenti, gerarchie ed altre forme di potere ed apparenze diventando di fatto «non più una sorgente d’acqua viva che zampilla per la vita eterna» (cf Gv 4,16), ma «soltanto l’emblema solenne della siccità mondiale».
Ecco la prefazione che ho scritto per il libro appena uscito di Raffaele Nogaro…
Raffaele Nogaro è nato il 31 dicembre del 1933 sicché lo scorso dicembre ha compiuto 90 anni. Dalla prima volta che lo incontrai sono passati già 40 anni. Era arrivato a Sessa Aurunca a guidare una diocesi di frontiera come già si amava dire 40 anni fa. A metà anni ‘90 c’era lui tra le mie quindici conversazioni sull’idea più antica e più nuova degli uomini che misi in un mio libro dal titolo «Un Dio per il Duemila» che l’editore Pironti all’epoca mi pubblicò. Poco dopo fu solo grazie a Raffaele Nogaro che potetti dare alle stampe, per il gruppo Il Saggiatore, l’unica e sola biografia scritta su e «con» Raffaele Cutolo che si era convertito a Dio proprio grazie a Raffaele Nogaro. Prete ribelle già all’epoca, avanti mille anni luce nella storia della chiesa, Raffaele Nogaro firmò la prefazione di quella biografia che così tanto clamore suscitò.
Eppure non avrei mai immaginato che 40 anni dopo avrei firmato io una prefazione ad un suo libro che mi vede nelle vesti di editore. Un libro che è un testamento spirituale, come lui stesso ha tenuto a dirmi. Un libro forte, controcorrente, di cui mi sono innamorato sin dalla prima lettura che ne ho fatto da una stampa tipografica che mi ha donato un giorno di fine aprile in questo 2024, l’anno dei suoi 90 anni compiuti.
Sente la libertà dell’età canuta Raffaele Nogaro, la fragilità degli acciacchi e delle infermità del corpo che ha dovuto patire soprattutto negli ultimi tre decenni. Ma è lucido, nuovamente, come fosse tornato indietro negli anni che quando mi ha rivisto ha ricordato nitidi i dettagli di 40 anni fa. Sia chiaro, la chiesa che nelle prossime pagine Raffaele Nogaro sogna non ha fronzoli, non ha gerarchie. Nessun orpello, nessun potere. È una chiesa militante che sa farsi piccola davanti a Dio e al messaggio messianico di Gesù. Ecco perché questo libro non piacerà a molti prelati, vescovi, preti. Non piacerà alle alte gerarchie perché rileggeranno che Gesù è venuto a servire e non ad essere servito. Non a caso la chiesa che vive di potere e gerarchie, di obbedienze ed opulenze sta morendo davanti ai nostri occhi. Ma darà pagare cara la sua pelle. Intanto era cruciale dare alle stampe questo libro che Raffaele Nogaro ha scritto per «ispirazione» sprigionando per intero quell’anelito di vita e di bellezza, di fede sincera ed umiltà che di lui conosco da anni. E allora, che questo libro porti molto frutto ed una vera, autentica rivoluzione!
Maggio 2024.