Sembravano tutti felici a Paderno Dugnano, in Lombardia, nella famiglia di Fabio Chiarioni e Daniela Albano a guardare i sorrisi stampati sulle foto che sono ancora sui loro profili social. Il mare, la neve e ogni altra occasione di festa sembrava suggellare quella felicità che, invece, poche ore dopo il compleanno numero 51 del capofamiglia Fabio, si è diventata la follia omicida del figlio 17 enne Riccardo che, nella notte ha ucciso il fratello più piccolo di appena 12 anni e poi la madre ed il padre. Sessantotto coltellate per un motivo che ancora sfugge. Come sfugge la certezza che una famiglia non è più il luogo sicuro per eccellenza dove ognuno trova protezione. Ma al contrario. Essa può diventare il luogo più pericoloso del mondo. Proviamo a capire assieme quando e come lo diventa…
La criminologa Anna Maria Giannini raggiunta per l’Avvenire dalla collega Lucia Bellaspiga non riesce a dare tutte le risposte che molti le chiedono in queste ore. Docente di psicologia forense a Roma, Anna Maria Giannini cerca comunque di dare una spiegazione al gesto di Riccardo Chiarioni che l’altro giorno ha ucciso il fratellino e i genitori. «Si sentiva inadeguato in una famiglia in cui tutto funzionava bene» dice la criminologa ma l’assillo di tutti è un altro. Che se a sterminare una famiglia è stato un figlio 17enne, primogenito, che fino a quel momento non aveva dato segni di squilibrio, chi può stare tranquillo in migliaia di famiglia italiane che cambiano, ? «Diciamo subito – precisa Anna Maria Giannini – che ciò che è successo nella villetta di Paderno Dugnano è del tutto atipico. Gli adolescenti in genere vivono un’età di disagio che sfocia in aggressività e trasgressione, ma non per questo uccidono, grazie a un controllo comportamentale che invece a questo ragazzo è mancato. Il passaggio che lo ha portato dal normale disagio adolescenziale ad armare la mano e azzerare la famiglia è l’anello mancante che gli psichiatri via via ricostruiranno insieme a lui». La tragedia di Paderno Dugnano scuote molti ambiti e in tanti, da diverse angolazioni, hanno provato a dare un barlume di lucidità. Chi poteva prevedere che in una famiglia del tutto normarle, agiata e persino spensierata come appariva sarebbe successo l’indicibile? I magistrati ribadiscono l’aggravante della premeditazione. Così spiega Sabrina Ditaranto, procuratrice facente funzione per i minori di Milano, all’uscita dal carcere: «Resta premeditazione. È abbastanza tranquillo, dire “sereno” sarebbe eccessivo. Ha ridimensionato un po’ la premeditazione, rimane un pensiero non immediatamente precedente all’azione. Per il pentimento ci vuole tempo». Secondo l’avvocato Rizza che difende Riccardo non c’è premeditazione, ma è uno degli aspetti che andrà visto davanti al giudice. Il ragazzo ha detto che non aveva mai pensato prima di uccidere i familiari, ma che cercava un modo per uscire dal malessere che stava vivendo. Ma questo lo ha detto dopo due giorni dalla prima confessione quando aveva invece precisato agli inquirenti che ci stava pensando da tempo a farli fuori tutti. Sarà materia di processo ciò che agli italiani che osservano non importa affatto.
Al centro dei pensieri di tutti, in questi giorni, c’è la preoccupazione della deriva che in molte famiglie si può prendere. Un misto di solitudine, incomunicabilità, incomprensioni mette in evidenza il cambiamento in negativo avvenuto in tantissime famiglie. E così si addossano colpe variegate: la distrazione dei genitori, l’avvento dei telefonini, l’incapacità di imbastire dialoghi. Che quando si tentano nessuno li segue. Famiglie che sembrano alberghi. Dove la soddisfazione di ogni piacere individuale è sopra la lista delle cose da fare. «Dieci omicidi su quattro avvengono in famiglia – questi i dati sconfortanti di Eures –, – precisa ancora Anna Maria Giannini – ma la gran parte sono omicidi commessi da parte di un uomo che uccide la compagna. È rarissimo che un figlio uccida i genitori, anche se abbiamo famosi casi precedenti, ad esempio Erica e Omar, Pietro Maso, Doretta Graneris, ma quando ciò accade ci colpisce particolarmente: già un omicidio è contro natura, ma se commesso verso i genitori o i figli è un’azione contraria a qualsiasi legge di natura e allora cerchiamo una spiegazione. Il caso di Paderno Dugnano ha delle sue specificità che lo rendono molto diverso dai precedenti: negli altri delitti c’erano delle “ragioni” precise, l’eredità, l’opposizione dei genitori a una relazione, l’assunzione di droghe, invece questo 17enne privo di vizi ha ucciso senza un obiettivo evidente, ma facciamo attenzione alle sue parole: “Mi sentivo un corpo estraneo”, è una percezione drammatica, che lo metteva probabilmente in contrasto con la famiglia serena, coesa, quasi “perfetta” in cui viveva. Insomma, stavolta il caso è centrato esclusivamente sul disagio psichico, tutto si gioca nella mente di questo adolescente». Così a sponda per confermare ciò che nemmeno può trovare riscontro, si può pensare che quello di Paderno Dugnano sia stata un’eccezione, un caso isolato. Oppure no? L’allarme è partito già da qualche anno. Mi spaventa la mole dei disagi che nascono nelle famiglie di oggi. Che non sono più o non sono mai state quelle del Mulino Bianco ma nemmeno immaginarle del tutto alla deriva sembra faccia giustizia. Prima che sia troppo tardi occorre una nuova consapevolezza di ciò che una famiglia deve essere e non lo è ancora o non lo è più sotto i colpi delle molte inside che l’hanno minata negli anni.
Dobbiamo farcene carico tutti (istituzioni pubbliche e private, imprese, associazioni, professionisti, la scuola ed altre realtà) affinché possa aprirsi sul tema famiglia un nuovo cantiere. Molta pratica e poca teoria se vogliamo davvero ridare una identità alla vita delle famiglie. Che saranno classiche oppure arcobaleno, fatte di genitori separati oppure fatte di sole donne o uomini. Resta oltre ogni cambiamento l’urgenza di rendere vivibile e caro quel luogo che deve dare a ciascuno ogni supporto per non diventare l’inferno che tante volte può diventare o, peggio ancora, un finto paradiso dove covano e crescono ricchezze, comodità, agi ma anche solitudini, livori ed assassini capaci di fare di tutto.
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