Quando a Genova cadde il ponte Morandi accadde la stessa cosa. Volli seguire in quelle ore l’istinto di cupo grigiore, il sussulto di cuore e di dolore, collettivo ed individuale, che prese tutti noi in quel momento. Oggi quel sussulto, di cuore e di paure, ha un’eco senza fine e senza confini. Un’esperienza del tutto nuova, individuale e collettiva, che stiamo vivendo in tempo reale in questi giorni di marzo. Inedita, globale, improvvisa, invisibile eppure concreta, in grado di entrare nelle case di ciascuno di noi, di cambiare la nostra vita quotidiana, di travolgerci con una sigla brevissima come fosse un codice segreto: covid 19. Lo abbiamo dapprima chiamato coronavirus e dato gli aggettivi peggiori che il mondo medico/scientifico gli poteva dare tranne, al momento, un vaccino, una cura che possa arrestarlo.
Ho voluto, allora, come ai tempi di Genova, raccogliere dalla rete qualcosa che mi provocasse un sussulto più forte, quell’emozione del cuore che, senza retorica e senza pretese, avesse l’aspetto di un omaggio da rendere ad una nazione, la mia, e alla sua gente, a cui mi onoro di appartenere. Ecco, quindi, di seguito il mio omaggio all’Italia e agli italiani che a cui ho voluto dare lo stesso titolo che i bambini d’Italia stanno dando ai loro disegni #andràtuttobene in questo momento di difficoltà che coinvolge nazioni, luoghi piccoli e grandi, individui e collettività.