La bomba alla stazione di Bologna del 2 agosto ’80 e quel libro scritto con Licio Gelli
Nel 2002 uscì per l’editore Giuseppe Laterza il mio libro sulla vita di Licio Gelli. Più di cinque anni prima che uscisse quel libro, era il settembre del ’97, mi recai ad Arezzo e, senza nessun “alleato” se non la mia curiosità, decisi di salire fin sulla collina di villa Wanda, la casa di Gelli ad Arezzo. Venne ad aprirmi la fedele segreteria del Venerabile aretino che era bergamasca. Si chiamava Rosanna e non so se si mantiene ancora in vita così esile com’era. Quando ebbi di fronte Licio Gelli, nel salotto del piano terra dove mi si fece aspettare, non avrei scommesso troppo sul fatto che, senza nessun alleato, nessun amico o faccenda in comune, il capo della Loggia massonica P2 potesse accettare di aprire a me lo scrigno delle sue vicende, quelle note e meno note, quelle torbide e più chiare. Gli atti, i processi, le date e, persino, le carte segrete di cui si parlava già allora.
Mi disse “Lei che cosa cerca? Se è venuto qui per scrivere l’ennesimo libro che mi mette alla gogna e mi imputa tutte le stragi d’Italia ne possiamo volentieri fare a meno.” Cercò di capire da subito se ero di destra o di sinistra e così decidere se accettare il mio invito a realizzare un libro sulla sua vita. Gli risposi che né la destra né la sinistra mi avevano mai ispirato la scrittura dei miei libri. Che, al contrario, senza nessun pregiudizio, volevo capire se chi avevo di fronte era un delinquente assassino o un uomo sul quale ad altri ed ignoti burattinai faceva comodo indicare lui come l’organizzatore di tutte le trame oscure d’Italia. Gli dissi che ero un napoletano, già laureato in filosofia, per fare in libertà il mestiere del giornalista. Quello che cerca la verità delle cose. Colui che indaga e guarda negli occhi i suoi interlocutori. Gli sottolineai, infine, e che non mi accontentavo di vedere in superficie le vicende e nemmeno le cordate ideologiche. Lui apprezzò e trovò efficace il riferimento alle origini napoletane. Non sapevo che con quel riferimento avevo fatto centro. Licio Gelli aveva amici napoletani e stimava l’ironia e la tenacia dei partenopei. Quel giorno, con mia profonda sorpresa, c’eravamo avviati lungo una strada che mi portò a contare almeno una trentina d’incontri (quasi tutti a villa Wanda) nel corso dei quali, seduti al salotto di casa o al primo piano del suo studio, gli domandai tutto quello che lo poteva riguardare. Volli metterlo, fin dove potevo, davanti a se stesso come poi la stessa grafica di copertina del libro pubblicato avrebbe detto.
“Lei, caro dott. De Rosa – mi disse Licio Gelli – sull’autostrada della vita è appena entrato. Io sto quasi per uscirne.” Licio Gelli aveva queste metafore pronte e le forniva con dovizia ed efficacia. In quel caso, faceva riferimento alla sua veneranda età senza contare che fui più lesto io nonostante la mia giovinezza. Gli dissi, all’istante, guardando dalla finestra gli alberi della collina che avevamo di fronte: “Caro dott. Gelli, stia tranquillo, lei avrà lunga vita. Anzi, non volendo, mi ha appena suggerito il titolo del libro che pubblicherò su di lei: “Licio Gelli, la lunga vita.”
Così titolammo quel libro uscito quasi venti anni fa ed in ristampa per il prossimo settembre. Licio Gelli venne a mancare diversi anni dopo ma ciò che in quegli incontri che abbiamo avuto per realizzare quel libro, ad alcuni dei quali avevo portato anche qualche caro amico, resta agli atti, sui nastri registrati o dentro cartelle scritte a file. Uno di questi ha per titolo: “la strage di Bologna”.
Domani, 2 agosto 2020, saranno 40 anni che 81 vittime innocenti + 1 di cui si è poco detto, persero la vita sotto l’onda d’urto di una bomba micidiale che fece crollare una parte intera della stazione. Dalle carte processuali, pochi giorni fa, sono usciti altri dettagli. La scia di qualche pagamento effettuato da Licio Gelli a beneficio di chi si mosse concretamente. Tuttavia, molto altro ancora si dovrà dire circa lo scenario ideologico nel quale quella strage si consumò. Si tratta di un impegno etico e professionale che porterò avanti con l’uscita della ristampa del libro che, pur portando lo stesso titolo o quasi, dovrà far luce su alcuni contesti dentro i quali presero forma gli avvenimenti di quegli anni e quella strage che pesa non poco sulle coscienze di alcune persone.