francesco de rosa |
Conobbi Pino Scaccia a Roma quando, dopo la laurea conseguita a Napoli, ho frequentato il Corso biennale di giornalismo e tecniche della comunicazione dal settembre del ’94 al giugno del’ 96. Lì conobbi un gruppo di “docenti” di prima linea. C’era Lilli Gruber, Vincenzo Mollica, Maurizio Caprara, Puccio Corona e, con loro e tanti altri, c’era Pino Scaccia. In via Labicana 9, a pochi passi dal Colosseo, vivemmo (un gruppo di giovani provenienti da ogni parte d’Italia) mesi intensi di sogni, lezioni, esercitazioni e fatiche. Pino era per me l’icona del corrispondente di guerra. Sempre disponibile, sempre preparato e documentato su ciò che doveva dirci ogni settimana. Lo vedevamo al Tg 1 tante volte e lo vedevamo assieme a noi a parlarci di giornalismo e passione, di impegno civile e cultura. Da qualche tempo Pino aveva perso la sua compagna di vita e nutrito il desiderio di cercarla in tutti i tramonti che vedeva dalla casa dove abitava sul litorale laziale. Oggi il Covid lo ha portato via a soli 74 anni. Resterai sempre tra i miei maestri migliori del giornalismo d’inchiesta. Un amico a cui non volli chiedere mai nulla quando si trattó di cercare lavoro in Rai solo per discrezione e senso alto del rispetto di un’amicizia vera e disinteressata. Come sono tutte le mie amicizie. Ciao Pino, ti porterò sempre tra le mie icone del giornalismo serio e vivificante.
Pino Scaccia è stato uno degli inviati più noti della Rai. Ha seguito importanti e numerosi avvenimenti. Era sui luoghi della prima guerra del Golfo, al conflitto serbo croato, nel momento della disgregazione dell’ex Unione Sovietica e della ex Jugoslavia. La crisi in Afghanistan è stato il uso ultimo e lungo reportage assieme al racconto dai luoghi del difficile dopoguerra in Iraq lì dove è stato l’ultimo compagno di viaggio di Enzo Baldoni fino alla rivolta in Libia. Pino Scaccia ha realizzato numerosi reportage in tutto il mondo. È stato – si legge dalla sua biografia più diffusa – il primo reporter occidentale ad entrare nella centrale di Černobyl’ dopo il disastro. Il primo a scoprire i resti di Che Guevara in Bolivia e a mostrare le immagini fino a quel momento segrete dell’Area 51 nel deserto del Nevada. Si è occupato inoltre di cronaca con particolare riferimento a mafia, terrorismo e sequestri di persona oltre a terremoti e disastri naturali.Prima di dedicarsi a tempo pieno all’attività di blogger e scrittore, è stato capo redattore dei servizi speciali del Tg1. È stato docente del master di giornalismo radiotelevisivo all’Università Lumsa di Roma. Ha scritto 15 libri. Pino Scaccia da anni è stato un punto di riferimento per le ricerche dei militari italiani scomparsi in Russia durante la Seconda guerra mondiale. Curava il blog Lettere dal Don. Ha pubblicato quattro saggi con testimonianze, fotografie, lettere, diari di superstiti o caduti dell’ARMIR e curava per Tra le righe libri editore la collana “Amori maledetti”. È morto oggi, 28 ottobre 2020, all’età di 74 anni in un ospedale di Roma, dov’era ricoverato da alcune settimane, a causa del Covid-19.Qui siamo in Arabia Saudita ed è l’anno 1991. Pino Scaccia era lì per intervistare Oriana Fallaci. Nata a Firenze nel 1929 e morta di cancro nel 2006, Oriana è stata famosa in tutto il mondo per i suoi reportage dalle zone di guerra.