Il 21 maggio del 1992 Paolo Borsellino rilasciò un’intervista (che sarebbe stata la sua ultima intervista) ai giornalisti di Canal Plus Jean Pierre Moscardo e Fabrizio Calvi. L’intervista fu mandata in onda da Rai News 24 per la prima volta nel 2000 ma si trattava solo di una parte di 30 minuti. Quella originale è invece di cinquantacinque minuti. In questa sua ultima intervista Paolo Borsellino parla anche dei legami tra la mafia e l’ambiente industriale milanese e del Nord Italia in generale, facendo riferimento, tra le altre cose, a indagini in corso sui rapporti tra Vittorio Mangano, Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi. Nel numero de L’Espresso dell’8 aprile 1994 fu pubblicata la trascrizione di una versione più estesa dell’intervista. Oggi Silvio Berlusconi è candidato al Quirinale e forse sarà per questo la notizia de L’Espresso divulgata nell’articolo di Paolo Biondani e Leo Sisti è quasi passata sottobraccio nei grandi organi di informazione? Vi proponiamo quell’intervista nella sua versione integrale.
di francesco de rosa |
Questa è la storia di un’intervista e di una censura. Di parole che contano perché dette da un magistrato che l’Italia ha perso in un attentato mafioso che ancora tutti hanno negli occhi. La storia di un’offerta da un milione di dollari che pochi giorni fa L’Espresso ha riportato alla luce che rimanda direttamente al nome di Silvio Berlusconi entrato persino tra i “papabili” alla carica di Presidente della Repubblica la cui elezione avverrà sul finire di gennaio del 2022. C’era chi aveva tutto l’interesse ad insabbiare la versione integrale di quella intervista nel corso della quale Paolo Borsellino fa anche il nome di Berlusconi e di collegamenti con mafiosi di prima linea. La storia parte due giorni prima della morte tragica di Giovanni Falcone. Due giornalisti francesi Fabrizio Calvi e Jean Pierre Moscardo il 21 maggio 1992 riuscirono ad ottenere la possibilità di recarsi a casa di Paolo Borsellino per registrare in video una intervista che durò quasi un’ora. Ma qualcuno bene informato era disposto a tutto. Anche ad offrire un milione di dollari per comprare parti di filmati dell’intero lavoro per il video-documentario su Silvio Berlusconi che i due stavano preparando per conto di Canal Plus.
Non è un caso se proprio quell’intervista viene indicata dagli inquirenti tra le “concause” dell’accelerazione dell’attentato al giudice ucciso in via d’Amelio, avvenuta appena 57 giorni dopo la morte di Giovanni Falcone nell’attentato di Capaci. Nel documento video che qui vi riproponiamo che assume carattere e rilievo straordinari Borsellino parlava dei rapporti tra Mangano, Berlusconi e Dell’Utri e del fatto che Vittorio Mangano era considerato la “testa di ponte” dei finanziamenti di Cosa nostra al nord.
L’Espresso riannoda i fili degli accadimenti. Il fatto che quell’inchiesta dei francesi sui canali utilizzati dalla mafia per riciclare, non sia andata mai in onda. Che, come fu detto in quel periodo, la tv francese all’epoca fosse in affari proprio con la Fininvest per i diritti delle partite di calcio e che questo poteva essere stata una delle ragioni per le quali il documentario dovesse rimanere negli archivi. A distanza di diversi anni emergono oggi nuovi dettagli grazie ai giornalisti de l’Espresso che hanno reso note alcune dichiarazioni di Fabrizio Calvi poco prima di morire (è deceduto lo scorso ottobre). Calvi dice molte cose. “Fra luglio e ottobre – scrive l‘Espresso – ci ha fatto due rivelazioni. Ci ha parlato di due fatti, collegati, che offrono la prima possibile spiegazione dello stop (o dietrofront) della tv francese sull’intervista al magistrato antimafia“. Calvi rivela anche una confidenza che Moscardo, il collega con cui aveva realizzato quell’intervista, (anche lui morto nel 2010) gli fece, seppur con qualche imbarazzo. “Il regista gli ha rivelato che era stato contattato da un emissario, incaricato di offrirgli ‘un milione di dollari’ per avere i filmati completi, cioè tutte le 50 ore di girato. Una proposta fatta a nome di uno dei manager più vicini a Berlusconi“. Moscardo – rivela Calvi – gli disse di aver rifiutato la proposta, ma anche che su quel punto probabilmente non avesse detto tutto.
L’Espresso riporta anche un’altra rivelazione su Calvi che, prima di morire, avrebbe dichiarato: “So chi è stato il traditore“. Sarebbe stato, “un manager francese che ha lavorato per Canal Plus, ma è stato anche consulente delle tv di Berlusconi” ad offrire i soldi per il girato a Moscardo. Così, dopo 30 anni quell’intervista torna ad essere di massimo interesse. Si fa caso, per esempio, che alla fine dell’intervista, Borsellino consegnò un centinaio di fogli stampati precedentemente in Procura e disse al giornalista: “Qualcuno di questi fogli di computer riguardano questa faccenda di Dell’Utri-Berlusconi e non so sino a che punto sono ostensibili… io glieli do, l’importante è che lei non dica che glieli ho dati io”.
Occorre ricordare che proprio lo scorso giugno, pochi mesi prima che morisse, Fabrizio Calvi fu sentito anche dalla Commissione regionale antimafia presieduta da Claudio Fava. In quella occasione egli chiese di secretare l’audizione. Nel luglio 2019, come già scrisse Il Fatto Quotidiano, la Procura di Caltanissetta aveva aperto un fascicolo investigativo per il quale chiese una rogatoria internazionale affinché si potesse interrogare Calvi. Cosa che, secondo L’Espresso avvenne con un verbale assunto a documento nell’ottobre 2020 e subito secretato. La coltre di nebbie che avvolge da sempre questioni cruciali e drammatiche della vita sociale, politica ed istituzionale italiana ogni tanto cede il passo a piccoli squarci di chiarori. Così abbiamo deciso di riproporvi quell’intervista già in rete da molto che qui di seguito disponibile…