Sonoramente contestato, ieri lunedì 14 gennaio, dagli studenti di Oxford! Finalmente il comico Grillo non ha trovato davanti a sé il gregge di pecore, creduloni ed ignoranti che trova in Italia. I grillini sono una nostra specialità: italiani che della politica, del corretto agire, della lotta alla politica corrotta e alle oligarchie dei vecchi partiti nulla sanno. Ma tutto sanno, invece, della demagogia, del populismo, delle nuove tecniche di persuasione popolare, delle promesse che fanno presa da sempre, di come si possa sfruttare a proprio vantaggio il tema della povertà, del bisogno, di come si possono creare “consensi” facili e rapidi. Perché il male più grande della politica italiana, della società, delle istituzioni, delle vecchie e nuove generazioni, dei partiti di ieri e di oggi, dei movimenti e di ogni altra cosa nasca o muoia in Italia sono proprio loro: gli italiani. Quelli che si abituano a tutto. Troppo impegnati a vedere i mali, i difetti, i reati, le illegalità, le furbizie solo e soltanto negli altri e mai in se stessi, nei loro modi di essere e di agire. Troppo abituati ad “assolvere” sempre e solo se stessi: giustificare, motivare, ritenersi nel giusto.
Gli italiani sono da troppo tempo i migliori a fare le vittime, a non credere che il sodalizio tra regioni e i territori diversi di una nazione o del mondo sia sempre e soltanto una ricchezza. Gli italiani non sanno fare squadra se non con quelli che tutelano i loro stessi interessi, interessi di parte (di piccoli gruppi, di movimenti, di fazioni, di clan calcistici, dell’orgoglio idiota che vive nei campanilismi). Le trame della storia nostrana sono queste e queste saranno fino a quando non ci sarà quello scatto di lucidità che potrebbe venire (magari) dalle nuove generazioni (non già vecchie come i loro padri) o dalla visionaria determinazione di una minoranza al di sopra di ogni sospetto e di ogni consenso che capace sempre di pagare sulla propria pelle la coerenza che viene dalla legalità e dal corretto agire, che non cerca la propria gloria, il proprio vantaggio, il proprio meglio contrapposto al meglio degli altri.
Ci sono intere parti d’italiani (giovani e meno giovani) in Italia non rappresentate da nessuno. Ci sono i vizi dei vecchi partiti e quelli dei nuovi, ci sono le nuove demagogie della rete, le false notizie, orde di professionisti frustrati, di casalinghe e di ciarlatani che hanno iniziato ad usare la comunicazione “fai da te” sui social come fosse sempre e solo propaganda, un’arma personale, la diffusione del proprio ego e della propria stupidità d’istinti, d’ignoranza, di vendetta, di vanità. E poi c’è un comico che ha fondato un partito che ha chiamato movimento perché era più figo chiamarlo così. Un partito/movimento che ha compreso l’arrivo dell’occasione storica propizia: spazzare via i vecchi partiti/oligarchie per sostituirli con una nuova oligarchia: la loro.
A guidare l’operazione c’era e c’è un guru che ha fatto il comico, che non è stupido. Anzi. Che della sua vivace follia/ignoranza (dire tutto ed il contrario di tutto) è stato capace di farne un’arma letale per le masse (idiote e stupide) degli italiani che sono da sempre abituati ad essere gregge. Quelli che sono cresciuti senza basi culturali, senza la capacità di capire il vero e il falso e di saperli distinguere. Senza la voglia di leggere almeno un libro all’anno. Italiani sempre più gregge abituati per anni alla spazzatura delle televisioni spazzatura (non è la rai, il grande fratello, Maria De Filippi ed altri prorammi idioti messi in onda anche sulle reti Rai per recuperare audience (d’ignoranza) che sempre fanno numero.
Ieri, invitato per una lectio sui temi della politica, come accadde per un altro personaggio controverso come Bannon, Grillo finalmente ha trovato dei ragazzi che hanno fatto della cultura un programma di vita, che leggono almeno 100 libri all’anno oltre quelli sui quali devono studiare e conoscono almeno tre lingue. Gli hanno contestato che la politica deve far vivere per davvero la democrazia e che la democrazia non è solo uno slogan. Gli hanno detto che la politica è un fatto serio. Che nei movimenti la voce di uno solo o di alcuni non può valere più di quella degli altri. Che la conoscenza, il sapere è la base di ogni agire corretto. Che la scienza non può essere un’opinione che cambia vento ogni giorno a seconda del pubblico che deve votarti.
Il comico ha abbozzato una reazione non riuscita e, alla fine, gli applausi sono stati tutti per i ragazzi che hanno avuto la fermezza e gli argomenti per intervenire più volte in quello che doveva essere il solito show del comico genovese fondatore di un movimento che assomiglia al solito gregge politico d’italica specie. Le ragioni (e le argomentazioni) della cultura e della conoscenza, questa volta, almeno ad Oxoford, con giovani che non hanno storie o cognomi italiani né solo l’idea dei diritti ma anche dei doveri, hanno vinto!